“Non sono un marchettaro…”

Oggi vi voglio parlare di un applicazione gratuita che potete trovare su Play Store che ho trovato molto utile “Scuola di Fotografia” che in passato ho usato molto spesso e che ho trovato molto utile.

Oramai sono diversi anni che faccio questo mestiere, all’inizio, prima di diplomarmi come tecnico della fotografia, le basi le ho scoperte qui e la tra cui anche questa applicazione. Negli anni ho provato varie applicazioni sul fronte “fotografia” e la maggior parte sono state tutte na chiavica in un modo o in un altro. Molte piene di pubblicità che sbucano fuori ogni 3 secondi o a pagamento ma a cifre assurde fino a che non ho trovato questa. Oramai sono quasi diversi anni che mi accompagna su ogni smartphone che ho avuto.

Come potete notare l’app presenta un interfaccia molto basilare e essenziale

Abbiamo una categoria di news (per chi vuole sapere le nuove uscite sul mondo dei corpi macchina o altre cose del mondo fotografico). La categoria di corsi molto basilari per avere un infarinatura generale.

Unica pecca è che purtroppo l’app non viene aggiornata dal 2017 quindi su alcuni punti di vista è utile ma limitata. Si spera sempre in un aggiornamento.

Ps: no non è una marchetta purtroppo questo articolo e no non mi hanno pagato per parlarne. Semplicemente la trovai utile all’epoca e mi pareva il caso di consigliarvela se volete.

L’angolo della fotografia: gli Hot Pixel

Hot pixel, no non è nulla di porno mi dispiace quindi se siete stati attirati dal termine Hot sperando in tette potete cambiare articolo.
Un fenomeno che si manifesta quando si effettuano esposizioni prolungate nel tempo è la comparsa degli hot pixel. Essi catturano subito l’attenzione dell’osservatore in quanto sono punti completamente rossi, blu o verdi. Possiamo vederli come fotositi “impazziti” che non registrano più il reale livello di luminosità di un colore ma gli assegnano il valore massimo poiché troppo sollecitati da un punto di vista elettrico. La causa è da ricercare nelle lunghe esposizioni che surriscaldano il sensore. Pur essendo fastidiosissimi è possibile rimuoverli in maniera molto semplice in post-produzione, in quanto punti isolati, con il timbro clone o con un pennello correttivo. A ogni modo, la maggioranza dei Raw-converter li individua in automatico e, in fase di interpretazione del Raw, li sostituisce mediando i valori dei fotositi adiacenti in modo da ottenere un’immagine pulita da elaborare.

Hot pixel in basto a sinistra, sembra Al 9000 da lontano di “2001 odissea nello spazio”

L’angolo della fotografia: “Dialogo dell’allievo fotografo” dal mio ex docente di fotografia Fernando Alfieri

  1. Nessuno nasce Maestro
  2. Sbagliando si impara
  3. L’immagine è fatta dal fotografo e no dalla macchina
  4. Le critiche più cattive se motivate sono quelle che spronano di più
  5. La mancanza di estro può essere sostituita dalla forza di volontà
  6. Un cercatore di funghi abile o fortunato triva anche dove sono passati altri (metafora del “anche se un soggetto può sempre dare tanto da altri pinti di vista fotografici”)
  7. Non incolpare il soggetto se la foto non è riuscita
  8. Sii severo con te stesso e abbi io coraggio di scartare
  9. Può bdarsi che chi giudica non capisca ma tu cerca di farti capire
  10. Fotografare è creazione, la creazione è vita, fotografare è vita

L’angolo della fotografia: misure per la stampa fotografica

Dovete sempre pensare una cosa quando stamperete una foto in futuro, le misure non sono mai le stesse che chiedete, ossia le foto da consegnare al laboratorio per evitare sono un pizzico diverse da quelle che direte al vostro cliente in quanto lo si fa per evitare che le foto vengano tagliate o meno nei bordi. Ora vi mostro l’elenco dell’elenco delle misure, a sinistra quelle da usare con il cliente e a destra quelle che usiamo noi in post produzione (in laboratorio), dove vedrete una misura va bene non riporterà probabilintagli nei bordi la foto:

  • 10×15/10,2×15,2
  • 13×18/12,7×17,8
  • 13×20/12,8×20
  • 15×20/15,2×20
  • 15×22/15,2×22
  • 18×24/17,8×24
  • 20×25/20,2×25,3
  • 20×30/20,2×30,2
  • 24×30
  • 24×36
  • 30×40/30,05×40,05
  • 30×45
  • 40×50
  • 50×60
  • 50×70

L’angolo della fotografia: Acidi per lo sviluppo e stampa analogica

Oggi mi ricollego all’articolo precedente sulla stampa, in particolare quella analogica che si usava un tempo. Più avanti parleremo anche di come venivano usati e i vari procedimenti.

Gli acidi usati in passato erano tre e venivano usati nell’ordine in cui ve li presento:

  • Acido rivelatore: varia se usato per la stampa o per lo sviluppo
  • Bagno d’arresto
  • Acido di fissaggio

Le quantità da usare venivano unite com acqua e le porzioni erano di 9 a 1 ossia nove parti d’acqua e una di acido.

L’angolo della fotografia: La stampa

Buongiorno miei cari e ben tornati in questo altro giorno della fase due di questo periodo terribile di epidemia di Civid-19. Oggi un altro articolo sul mondo della fotografia, in particolare sulla stampa fotografica.

Vi sono due tipi di stampe in fotografia: in laboratorio e a mano. La stampa in laboratorio è quella che viene fatta tutt’ora da noi del settore, ossia finito un servizio fotografico tutto il lavoro (una volta impaginato con Photoshop o Illustrator) viene spedito in paboraori specializzati per la stampa. A mano invece di solito è quello che si faceva principalmente un tempo con la fotografia analogica camera oscura. Vi sono vari modi per la stampa: Chimico, Sublimazione e Protter (di solito è sempre meglio stampare in modo Chimico per ottenere una maggiore qualità). Inoltre vi sono due tipologoe di stampe: Fitin ( con bande laterali) e Fillin (per riadattare la foto ad ogni costo le misure deloa foto anche a costo di rivinarle). Inoltre in fotografia si devono usare anche tipi specifici di carta per la stampa che sono: Lux, Glarley, Seta, Metal e 1000 Punti. Tutto questo per quanto riguarda la stampa in laboratorio mentre per la stampa a mano il processo. Mentre per la stampa a mano si usano principalmente il modo Chimico di stampa e altri accessori come ad esempio un Ingranditore (Simula i macchinari usati in laboratorio) proiettore che consente tramite un raggio di luce di imprigionare l’immagine del negativo sulla carta emulsionata (verrà spiegato il termine emulsionato in un altro articolo più avanti).

L’angolo della fotografia: Cerimoniale

Con oggi vi inizio a spiegare in modo più professionale il mondo lavorativo di un fotografo. In questo caso vi parlo del Cerimoniale. Prima di tutto vi spiego che si intende per Cerimoniale. Per Cerimoniale si intende tutti i lavori che comprendono una cerimonia liturgica in chiesa (matrimoni, battesimi, comunioni).

Di solito non si scatta in chiesa almeno che non venga espressamente richiesto dagli sposi (in chiesa non si può fare a cazzo di cane in breve, meglio precisare, per esperienza ve lo consiglio non sapete quante cazziate post cerimonia ho preso quando ho iniziato questo mestiere dal mio datore di lavoro, però è stato anche utile lo ammetto). Per quanto riguarda il tipo di foto da fare durante tali eventi sono accettati scatti tipo: Still life (per i dettagli più belli della cerimonia: bouquet, fedi e cose cosi), Reportage (solitamente solo durante la festa) e Ritrattistica (per gli sposi e gli invitati). A livello di illuminazione vi conviene sempre usare una luce naturale se possibile o al massimo usare un flash da studio in caso di scarsità di luce naturale. Inoltre ci sono sempre vari step da rispettare per il Cerimoniale a livello di cose da fare:

  • Anteprima video (un video dove viene ricostruito il momento in cui gli sposi si sono conosciuti e innamorati)
  • Casa Sposo (tempo richiesto in media per il servizio fotografico mezz’ora)
  • Casa della sposa (tempo richiesto in media per il servizio fotografico un’ora)
  • Cerimonia
  • Ristorante
  • Intervista

In fine come ultima cosa ricordate che di solito al cliente si consegna come risultato finale:

  • Album grande per gli sposi
  • Due album più piccoli per le famiglie
  • Le foto del reportage agli invitati (che di solito vengono stampate al momento stesso della cerimonia e consegnate la sera stessa)
  • Video

L’angolo della fotografia: Banco Ottico

Buon inizio fase due a tutti miei cari lettori, oggi riprendiamo con un articolo sulla fotografia,in particolare su un corpo macchina molto vecchio “il Banco Ottico” quindi bando alle ciance e iniziamo io sono “Un Nerd al Cinema” e via. Il Banco Ottico è di grandi dimensioni caratterizzato da due piani focali completamente indipendenti tra loro uniti solo da un soffietto di cuoio o sintetico che consente all’obbiettivo di determinare il giusto fuoco del soggetto inquadrato. Questi due piani sono montati su due assi paralleli chiamati stendardi.

Il piano fontale è quello dell’obbiettivo fisso, l’altro invece è quello della pellicola e dell’inquadratura. Le pellicole sono a fotogramma singolo e hanno una dimensione che varia tra 18cm x 24 cm a 20cm x 25cm.

I due piani possono distintamente effettuare due movimenti chiamati basculeggio e decentramento. Il basculeggio consente al piano focale di muoversi in alto e in basso. Il decentramento consente invece lo spostamento del piano focale destra e sinistra, questo tipo di macchina fotografica viene utilizzata soprattutto in architettura. Inoltre un altro utilizzo è quello pubblicitario e Steal Life in quanto è grande e consente una precisione nella restituzione visiva dei dettagli.

L’angolo della fotografia: Mirrorless

E siamo arrivati alle mirrorless ( come potete vedere non seguo manco per il piffero un ordine di uscite negli anni) le fotocamere più moderne uscite fin ora. Questo corpo macchina avanzato presenta la possibilità di cambiare obbiettivo ed è privo sia di specchio che di pentaprisma e inoltre molto speso il mirino è assente ad esempio: (Samsung nx3000). Inoltre c’è da che per la capacità di orientare lo schermo posteriore a 90 o 180 gradi la mirrorless è anche chiamata “selfie-cam”

L’angolo della fotografia: La Bridge

La fotocamera Bridge è semplice da spiegare: ponte tra due tipologie di macchine fotografiche Reflex e non Reflex (compatte).

un esempio di Bridge è la Sony 50X

La prima fotocamera bridge commercializzata è stata la Olympus IS 1000 nel 1990. La bridge presenta un obbiettivo fisso non intercambiabile come nelle reflex normali. Presenta inoltre una caratteristica che le differenzia anche dalle compatte la disponibilità di utilizzo delle principali modalità di esposizione (manuale, priorità di diaframma, priorità di otturatore, automatica), il controllo della profondità di campo, potendosi variare anche l’apertura del diaframma la gamma di valori iso particolarmente estesa, simile ad una reflex standard.